“Ma che cos’è la teologia del corpo?” Questa domanda ci è stata posta un sacco di volte, e in molte occasioni ci ha costretto a re-interrogarci per non dare una risposta banale…
Un amico sacerdote una volta l’ha definita come “le catechesi di Giovanni Paolo II sul matrimonio”.
Certamente non è sbagliato, tant’è vero che essa costituisce il fondamento su cui si sono poggiati tutti i successivi documenti magisteriali sul sacramento del matrimonio da Familiaris Consotio ad Amoris Laetitia, ma sicuramente questa definizione non dice tutto. Credo che questa domanda necessiti di diversi livelli di risposta.
Penso sia un po’ come guardare ad una casa e chiedersi: “che cos’è questo edificio?”
Se lo chiedi a un passante ti dirà sinteticamente che si tratta di una abitazione, ovvero quattro mura e un tetto, due piani, alcune finestre e un giardino… Se poi è particolarmente sensibile al tema, forse inserirà anche qualche apprezzamento sulle finiture, ma certamente non andrà troppo oltre.
Se invece lo chiedi all’architetto che l’ha disegnata scoprirai dettagli inediti: ti racconterà delle idee e dei modelli che ha preso in considerazione, delle difficoltà realizzative che ha dovuto superare, delle soluzioni avveniristiche che il suo estro ha pensato. Potrai sicuramente cogliere la passione e l’orgoglio nascosti oltre le quattro mura in mattoni.
Infine se poni la stessa domanda a coloro che quella casa la abitano, vedrai emergere nuovi inaspettati risvolti. Ti racconteranno di come in quella casa hanno con fatica imparato ad amarsi, di come ogni stanza nasconda ricordi speciali, ti diranno delle serate di fronte al fuoco, delle notti insonni, delle litigate in cucina, delle pareti contro cui hanno pianto, dei volti delle persone che si sono sedute alla loro tavola.
Un’unica cosa eppure tre cose diverse. Una cosa che ne racchiude altre… Così, per certi versi, è anche la teologia del corpo.
Anche per gli insegnamenti di San Giovanni Paolo II possiamo riconoscere questi tre livelli adottando rispettivamente questi tre sguardi.
Per uno sguardo passeggero la teologia del corpo non è che una raccolta di circa 130 catechesi sull’amore umano che papa Giovanni Paolo II ha consegnato al mondo attraverso le udienze generali del mercoledì dal settembre del 1979 al novembre del 1984.
Se ci spostassimo per un istante dal punto di vista dell’autore, scopriremmo il profondo e sorprendente percorso che ha portato il grande papa polacco a partorire le sue riflessioni. Un percorso che germoglia fin dagli inizi del suo sacerdozio accanto ai giovani e alle famiglie nell’ambiente di Cracovia e passa per le macerie della rivoluzione sessuale, le violente reazioni ad Humanae Vitae e le tante sofferenze dell’uomo moderno che ha smarrito il senso della differenza sessuale.
Scopriremmo una trama inedita del suo lavoro composto in preghiera di fronte all’Eucarestia e che trova il suo cardine nella ferma certezza che “Cristo rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione”. Intuiremmo forse la sfida racchiusa nel tradurre le sue dense riflessioni in brevi catechesi di venti minuti e rimarremmo attoniti di fronte al mistero dell’attentato del 13 maggio 1981 proprio nel mezzo delle suo progetto catechetico.
Questo e tanto altro potrebbe emergere guardando alla teologia del corpo dal punto di vista del suo autore, ma per andare ancora più a fondo occorre anche che la incontriamo insieme a chi la ‘abita’…
Noi non siamo certamente gli unici, né i migliori, ma riconosciamo che l’esperienza che da alcuni anni facciamo insieme ad alcuni amici dell’equipe di approfondire e condividere le ricchezze di questi insegnamenti ha davvero fecondato la nostra vita.
Scorgere una risonanza profonda di queste riflessioni di Giovanni Paolo II nella propria esperienza di vita, nel proprio matrimonio, nel proprio sguardo sull’altro sesso… Che bello poter decifrare il grido del proprio cuore assetato di pienezza e riconoscere che Cristo da sempre ascolta quel grido e desidera saziarlo. Che liberazione scoprire e riscoprire il senso del proprio essere corpo e della propria tensione erotica, osservando questo mistero dal principio fino alla sua prospettiva ultima e definitiva. Che meraviglia iniziare ad intuire la grandezza della chiamata al dono di sé, del senso del matrimonio, dell’unione sessuale, della castità, del celibato …
Sono cose che non si prestano a brevi sintesi, ma possono rivelare qualcosa di che cos’è la teologia del corpo: un messaggio di redenzione, una buona notizia per la nostra vita, una straordinaria sintesi evangelica offerta a me e a te.
L’invito che facciamo a tutti noi quindi è quello di entrare sempre di più in questa prospettiva, di ‘abitare’ la teologia del corpo affinché possa essere lei a farsi conoscere dall’interno e non noi a volerla comprendere da osservatori esterni.