Papa Francesco
San Giovanni Paolo II ha respinto l’idea che l’insegnamento della Chiesa porti a «una negazione del valore del sesso umano» o che semplicemente lo tolleri «per la necessità stessa della procreazione». Il bisogno sessuale degli sposi non è oggetto di disprezzo e «non si tratta in alcun modo di mettere in questione quel bisogno».
A coloro che temono che con l’educazione delle passioni e della sessualità si pregiudichi la spontaneità dell’amore sessuato, san Giovanni Paolo II rispondeva che l’essere umano è «chiamato alla piena e matura spontaneità dei rapporti», che «è il graduale frutto del discernimento degli impulsi del proprio cuore». È qualcosa che si conquista, dal momento che ogni essere umano «deve con perseveranza e coerenza imparare che cosa è il significato del corpo». La sessualità non è una risorsa per gratificare o intrattenere, dal momento che è un linguaggio interpersonale dove l’altro è preso sul serio, con il suo sacro e inviolabile valore. In tal modo «il cuore umano diviene partecipe, per così dire, di un’altra spontaneità». In questo contesto, l’erotismo appare come manifestazione specificamente umana della sessualità. In esso si può ritrovare «il significato sponsale del corpo e l’autentica dignità del dono». Nelle sue catechesi sulla teologia del corpo umano, san Giovanni Paolo II ha insegnato che la corporeità sessuata «è non soltanto sorgente di fecondità e di procreazione», ma possiede «la capacità di esprimere l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono»
(Amoris Laetitia, 150-151)
Benedetto XVI
Se dopo la Caduta Eva riceve questo nome, Madre dei viventi, ciò testimonia che la forza del peccato non riesce a cancellare il linguaggio originario del corpo, la benedizione di vita che Dio continua a offrire quando uomo e donna si uniscono in una sola carne. La famiglia, ecco il luogo dove la teologia del corpo e la teologia dell’amore si intrecciano. Qui si impara la bontà del corpo, la sua testimonianza di un’origine buona, nell’esperienza di amore che riceviamo dai genitori. Qui si vive il dono di sé in una sola carne, nella carità coniugale che congiunge gli sposi. Qui si sperimenta la fecondità dell’amore, e la vita s’intreccia a quella di altre generazioni. E’ nella famiglia che l’uomo scopre la sua relazionalità, non come individuo autonomo che si autorealizza, ma come figlio, sposo, genitore, la cui identità si fonda nell’essere chiamato all’amore, a riceversi da altri e a donarsi ad altri.
Questo cammino dalla creazione trova la sua pienezza con l’Incarnazione, con la venuta di Cristo. Dio ha assunto il corpo, si è rivelato in esso. Il movimento del corpo verso l’alto viene qui integrato in un altro movimento più originario, il movimento umile di Dio che si abbassa verso il corpo, per poi elevarlo verso di sé. Come Figlio, ha ricevuto il corpo filiale nella gratitudine e nell’ascolto del Padre e ha donato questo corpo per noi, per generare così il corpo nuovo della Chiesa. La liturgia dell’Ascensione canta questa storia della carne, peccatrice in Adamo, assunta e redenta da Cristo. È una carne che diventa sempre più piena di luce e di Spirito, piena di Dio. Appare così la profondità della teologia del corpo. Questa, quando viene letta nell’insieme della tradizione, evita il rischio di superficialità e consente di cogliere la grandezza della vocazione all’amore, che è una chiamata alla comunione delle persone nella duplice forma di vita della verginità e del matrimonio.
(Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia)
Don Fabio Rosini
Se vuoi toccare il mantello di Gesù, prova a fare come feci io all’inizio della mia avventura di cristiano: ero pieno di discontinuità, non avevo solidità, e iniziai a seguire quel che il Papa diceva il mercoledì nell’Udienza generale. Era san Giovanni Paolo II e stava spiegando il linguaggio profetico del corpo… che scoperta!
Il Papa diceva delle cose tostissime (San Giovanni Paolo II ha pronunciato dal 1979 al 1984, in occasione delle udienze pubbliche del mercoledì, ben 129 catechesi sull’amore umano! In questo ambito parlò del cosiddetto “linguaggio profetico del corpo“, una visione luminosa dell’affettività e della sessualità umana, che irrorò la fede di tanti, anche la mia). E allora iniziai a leggere altre cose che aveva scritto, ed iniziai a sentirmi accolto dentro una cosa luminosa che è la fede della Chiesa, che stava li, profonda e bella, pronta a riconnettere le linee spezzate della mia intelligenza, facendomi vedere tutto in un’altra prospettiva.
(L’arte di guarire, p. 217)
Mons. Erio Castellucci
(Arcivescovo di Modena-Nonantola e Carpi e Vicepresidente per l’Italia settentrionale della Conferenza Episcopale Italiana)
Nei primi anni del suo ministero papale dedicò un amplissimo spazio al tema della corporeità, della sessualità, e del matrimonio. Sono addirittura 129 le catechesi, tenute nelle udienze generali tra il 1979 e il 1984, che in maniera diretta o indiretta parlano della corporeità umana. il tessuto di questa vera e propria “teologia del corpo“, come lui stesso l’ha definita nell’ultima di tali udienze, mirava a recuperare l’enorme ricchezza biblica e teologica della riflessione ecclesiale sulla corporeità, contrastando dalla prima all’ultima riga quella scissione tra spirito e corpo che è alla base di tutte le storture antiche e moderne.
(Esigente Bellezza. Assaggio di una teologia cristiana del corpo umano, p. 16)
Christopher West
(professore di teologia e antropologia, presidente del Theology of the Body Institute)
L’unione sessuale è il fondamento della stessa vita umana. La famiglia e con lei la cultura stessa scaturiscono da questa unione. In sostanza, così come va la sessualità così vanno anche il matrimonio e la famiglia. E così come vanno il matrimonio e la famiglia così vanno anche la cultura e la società. Questa logica non lascia presagire nulla di buono per la nostra cultura. Non è esagerato dire che il compito del XX secolo è stato quello di liberarsi dall’etica sessuale cristiana. Ma se vogliamo costruire una vera cultura della vita umana, il compito del XXI secolo deve essere quello di riabilitarla. Ma l’approccio dei vecchi manuali di morale sessuale non conquisterà nessuno dei vostri amici e conoscenti. Abbiamo bisogno di una visione teologica fresca, capace di spiegare l’etica sessuale cristiana facendo leva sul modo di pensare delle persone di oggi.
Come in tanti stanno ancora scoprendo, Giovanni Paolo II ha dedicato il primo e più grande progetto catechetico del suo pontificato a sviluppare questa teologia: una teologia del corpo. Il frutto di tutto questo è una rivoluzione, non solo per i cattolici, ma per tutti i cristiani e – se i cristiani la accoglieranno e la vivranno – sarà una rivoluzione per tutto il mondo.
La teologia del corpo offre una bella ed edificante visione dell’amore sponsale e dell’intimità sessuale. Ma va molto oltre tutto questo. È una profonda educazione su ciò che significa essere umani. Come dice lo stesso Giovanni Paolo II, ciò che è racchiuso in questi insegnamenti «è importante riguardo al matrimonio», ma «è ugualmente essenziale e valido per l’ermeneutica dell’uomo in generale: per il fondamentale problema della comprensione di lui e dell’auto-comprensione del suo essere nel mondo».
(An Introduction to the Theology of the Body. Discovering the master plan for your life, p. 8)
George Weigel
(teologo e biografo di Giovanni Paolo II)
Quando divenne papa, Wojtyla sapeva che il tentativo di fronteggiare la rivoluzione sessuale e il suo rapporto con la vita morale compiuto da Paolo VI nel 1968 con l’enciclica Humane Vitae era fallito sul piano pastorale e catechetico. […] la situazione che si era creata dopo l’enciclica era ormai tale che qualunque cosa la chiesa dicesse sulla sessualità era vista con sospetto e, da parte delle élite occidentali, con vera e propria ostilità. […] Era un nuovo caso Galileo, ma questa volta la contesa non riguardava astruse speculazioni cosmologiche, bensì gli aspetti più intimi della vita dei credenti.
Giovanni Paolo II riteneva che fosse tempo di porre l’intera questione su nuove basi. La chiesa non aveva trovato fino ad allora una voce capace di raccogliere la sfida della rivoluzione sessuale. Il papa era convinto che il problema della sessualità fosse stato impostato nei giusti termini da lui e dai suoi colleghi polacchi con la stesura di Amore e Responsabilità e con il lavoro sul ministero della famiglia svolto nell’arcidiocesi di Cracovia. Adesso era venuto il momento di approfondire questa analisi dal punto di vista biblico e di esporla al mondo intero. Fu così che nacquero le centotrenta catechesi intorno alla «teologia del corpo» che Giovanni Paolo II tenne in quattro anni di udienze generali.
[…] In esse, Giovanni Paolo II, molto spesso etichettato come “un rigido conservatore” propone una delle formulazioni più audaci che la teologia cattolica abbia mai avanzato nel corso dei secoli.
[…] Le sue centotrenta catechesi sono in certo senso una bomba teologica a tempo, che scoppierà, con conseguenze drammatiche, in qualche imprecisato momento del terzo millennio. Quando questo accadrà, forse nel XXI secolo, chissà che la teologia del corpo non venga considerata un momento cruciale non soltanto del cattolicesimo, ma della storia del pensiero moderno.
(Testimone della Speranza, p. 417-427)
Stanisław Grygiel
(filosofo e amico personale di Giovanni Paolo II)
“Il professor Karol Wojtyła ci insegnava a conoscere l’uomo, insegnandoci a porre domande sulla verità della storia del suo amore”. E insegnava che la risposta sta in un’altra persona: “L’altra persona è trascendenza, sulla quale rimane il riflesso della Trascendenza della Persona del Padre che ci illumina ed affascina, ed è su queste Divine altezze che ci aspettano l’Amore e la Libertà desiderati dal nostro cuore inquieto”. Da tutto ciò che il professor Karol Wojtyła insegnava emergeva “la verità dell’uomo creato nella differenza ontologica (il Creatore – il creato) e in quella sessuale (Dio creò l’uomo maschio e femmina). Queste due differenze formano l’antropologia adeguata e la teologia del corpo che nacquero nella contemplazione della bellezza della persona umana, la bellezza rimandante alla Bellezza che è soltanto Dio”. “Egli sentiva che eliminare queste differenze dalla visuale della persona umana avrebbe provocato il caos e la confusione nei pensieri e nei cuori delle persone e nella società”.
(Non si scherza impunemente con la verità e con il senso dell’uomo – podcast di Aldo Maria Valli)