Ci accingiamo a vivere una Pasqua del tutto particolare e certamente, visto il contesto attuale, tutti ci auguriamo che resti “unica”. Da parte nostra possiamo dire che desideriamo resti unica, non solo perché non si ripetano altre pandemie, ma anche perché tutti noi possiamo gustarla in un modo completamente nuovo.
Ecco allora che forse, più che coltivare l’amarezza per i riti a cui non ci sarà possibile partecipare, o abbandonarci al dispiacere per ciò che irrimediabilmente mancherà quest’anno, crediamo sia più saggio provare di mettere a fuoco ciò che di essenziale questo tempo ci ha lasciato, per vivere intensamente il mistero della passione, morte e risurrezione di Gesù.
È vero, quest’anno non potremo andare nell’edificio chiesa per la Santa Messa, ma avremo forse la possibilità di riscoprire la Chiesa come «famiglia di Dio», come «famiglia di famiglie» che, insieme, si sostiene vicendevolmente in questa fase di difficoltà. Se siamo una coppia di sposi poi, la nostra casa è anche «chiesa domestica» a tutti gli effetti, perché la nostra relazione è abitata da Cristo. Ma soprattutto in quanto battezzati, siamo divenuti noi stessi tempio dello Spirito Santo, dello Spirito dei figli di Dio per mezzo del quale possiamo chiamare Dio, «Padre».
È vero, purtroppo non sarà possibile ricevere fisicamente il corpo e sangue di Cristo, ma avremo ugualmente la possibilità di accostarci al mistero eucaristico, che è il mistero del Suo corpo donato per amore. Un corpo reale: il suo sudore, la suo schiena, il suo capo, le sue spalle, le sue mani e i suoi piedi inchiodati alla croce, ci danno la misura schietta del suo amore per noi, concreto ed incarnato senza fronzoli e sdolcinatezze.
È vero, non abbiamo la mediazione di quei preziosi segni che solo la liturgia ci sa comunicare (il ramo d’ulivo, la lavanda dei piedi, il bacio della croce e la luce della notte di Pasqua), ma abbiamo la possibilità di riscoprire la nostra persona, il nostro corpo, che non solo è il segno più bello di tutto il creato, perché portiamo in noi l’immagine e somiglianza con Dio, ma è ciò con cui possiamo unirci al Padre nella preghiera per essere sacrificio vivente, santo e gradito a Dio.
Ecco allora che per cercare di penetrare un po’ di più il grande mistero pasquale, desideriamo proporvi una piccola meditazione da fare personalmente, “corpo a corpo” con Cristo, ispirata ad un testo di Jo Croissant. Una meditazione che crediamo ci aiuti a cogliere il mistero del divino e dell’umano, che in Cristo si sono uniti per non essere mai più separati.
- IL SUDORE: il nostro nel Suo
«In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.» (Lc 22,44)
Mediante l’agonia di Gesù al Getsemani è stato santificato il sudore dell’uomo. Dio disse ad Adamo: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane”. Gesù suda sangue, quasi ad esprimere in modo radicale il dono di tutto il suo essere, corpo, anima e spirito, per la redenzione del mondo. Accetta di assumere le conseguenze del peccato originale e, con il sudore come gocce di sangue, riscatta tutto il lavoro dell’uomo. Quel sudore esprime l’intensità della sua sofferenza interiore, della sua lotta con il nemico, padre di menzogna, che cerca di convincerlo dell’inutilità del suo sacrificio.
Signore Gesù, ti rendiamo grazie per averci riscattati con il tuo sangue.
Ti offriamo il nostro lavoro, le nostre lotte interiori ed esteriori
Affinché tu le associ alla tua redenzione.
Non sia vano alcuno nostro sforzo,
non sia inutile alcuna nostra sofferenza,
ma tutto possa servire per la tua gloria e per la salvezza delle anime.
- LA SCHIENA: la nostra nella Sua
«Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.» (Gv 19,1)
Con la flagellazione Gesù ha offerto la sua schiena alla cattiveria degli uomini, accettando di soffrire nella sua carne le lacerazioni che il male e l’ingiustizia infliggono alla carne umana.
Signore, ti offriamo tutte le sofferenze presenti nella nostra carne.
Ti offriamo la nostra schiena ricurva sotto il peso di tanti fardelli.
Concedici di non sopravvalutare le nostre forze
E di non caricarci di fardelli che non ci chiedi portare,
ma di portare con gioia la nostra parte di sofferenza.
- IL CAPO: il nostro nel Suo
«E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo» (Gv 19, 2)
Con l’incoronazione di spine Gesù offre il suo capo per ottenerci la purificazione della nostra mente.
Signore, ti offriamo tutto ciò che non capiamo della nostra vita,
tutto ciò che ci sembra senza senso, inutile
e che non riusciamo a controllare.
Signore, sia la nostra testa sottomessa al tuo cuore,
affinché non dimentichiamo mai che sei il nostro Creatore e Salvatore.
Proteggici dall’orgoglio e della presunzione.
Dacci l’intelligenza delle Scritture,
la comprensione dei tuoi misteri con il cuore.
Come Salomone, ti chiediamo
la saggezza di non giudicare tutto in modo umano,
ma di vedere ogni cosa nella tua luce.
- LE SPALLE: le nostre nelle Sue
«Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota» (Gv 19,17).
Nella via crucis, Gesù offre le sue spalle. Sarà schiacciato sotto un fardello troppo pesante per le sue spalle umane, conoscendo pienamente la nostra condizione di debolezza.
Signore ti offriamo tutto ciò che ci disturba, che ci tormenta,
ciò che è troppo pesante per noi e che ci schiaccia.
Aiutaci a non sottrarci ai tuoi disegni,
a portare la nostra croce con coraggio e con fiducia,
sapendo che la porti insieme a noi.
- PIEDI E MANI: i nostri nei Suoi
Sulla croce offre i suoi piedi e le sue mani, immobilizzati, resi impotenti, affinché tre giorni dopo scaturisca la potenza della resurrezione.
Signore, ti offriamo i momenti
in cui ci fai vivere un’immobilità che ci crocifigge,
in cui siamo praticamente impossibilitati ad agire,
in cui dobbiamo renderci conto della sconfitta e della morte.
Vogliamo proclamare la tua vittoria sul male e sulla morte,
la nostra certezza che tu cambi il male in bene
con la potenza della tua resurrezione.
Ci siamo imbattuti in questo testo di Jo Croissant quasi per sbaglio, ma crediamo che, visti i tempi che stiamo vivendo, non sia stato un caso. Pensiamo che valga davvero la pena dedicare un piccolo spazio della nostra settimana santa a questo “corpo a corpo” con il Signore Gesù, per gustare ancora più personalmente ed intensamente come la Sua Pasqua non è qualcosa che riguarda solo il nostro domani e l’aldilà, ma riguarda sempre il nostro oggi, la nostra vita concreta nel corpo, in ogni suo aspetto. Lui è venuto per redimere tutto di noi; tutto ciò che siamo, in Lui, passa da morte a vita perché Lui solo fa nuove tutte le cose.
Buona Pasqua di Resurrezione da Giulia e Tommy