L’amore nella nostra formazione cristiana è spesso stato presentato come la meta del cammino, “imparare ad amare” sembra essere la strada maestra da seguire, come se dovessimo pian piano migliorarci per poter arrivare ad amare veramente, ad amare come Dio. «Vorrei saperti amare come Dio…»
Un po’ come se occorresse miscelare tra loro una buona dose di vita sacramentale, due manciate quotidiane di preghiera e abbondante impegno, per poter via via salire di livello nell’amore.
È così che frequentemente abbiamo purtroppo confuso il cammino cristiano con il perfezionismo.
Stringiamo i denti e ci proviamo. Se le cose vanno benino per un po’, ci gonfiamo di orgoglio. Quando poi inesorabilmente, nonostante tutti i nostri sforzi, ci ritroviamo al punto di partenza a fare i conti con le nostre solite debolezze, finiamo per avvilirci e sentirci da “buttare via” perché il traguardo sembra irraggiungibile e sproporzionato rispetto alle nostre forze.
Capita allora di sentirsi dire che non siamo noi a dover amare, ma che dobbiamo lasciarci amare: “lasciati amare da Dio”.
Ricordo che da ragazzo questa frase mi faceva parecchio arrabbiare: “ma come cavolo si fa a lasciarsi amare da Dio?” La risposta poi, mi faceva incavolare ancora di più perché più o meno era sempre la stessa: “accorgiti dei doni che Dio ti fa, cura la tua vita di preghiera, ricevi regolarmente i sacramenti, cerca di seguire i comandamenti…” insomma, in pratica riprendere col cammino di auto-perfezionamento di cui sopra.
Con gli anni ho capito che la cosa in sé ha il suo senso, è vero, il cuore della nostra fede è lasciarsi amare, accogliere l’amore di Dio, ma non è facendo un insieme coordinato di atti cristiani che mi ritroverò un giorno a sentire concretamente l’amore di Dio. La prospettiva è un’altra.
Attraverso la teologia del corpo abbiamo scoperto come in realtà, l’amore non è un traguardo, ma sta all’origine della nostra vita, è il fondamento della nostra fede. Siamo redenti, siamo salvati, siamo amati, si tratta veramente di accogliere questo amore e di lasciarsi trasformare.
Ma veniamo al dunque, accogliere, accettare di ricevere, non è cosa facile. In ciascuno di noi dopo il peccato originale c’è come una stortura, un difetto di fabbrica che ci spinge a voler fare da soli, a voler raggiungere, a voler meritare tutto compreso l’amore. Nessuno accetta facilmente di lasciarsi amare gratis.
La sappiamo bene, lo vediamo su noi stessi anche quando banalmente qualcuno ci invita a cena: sempre ci sentiamo in dovere di portare qualcosa una pianta, un dolce, una bottiglia di vino. Vogliamo essere slegati, autosufficienti, non ci sta bene avere i conti aperti con gli altri, avere un debito con qualcuno.
Con Dio è più o meno lo stesso, siamo stati educati a dover fare cose per Dio, non ci viene naturale accoglierlo e riconoscerlo. E allora come lasciarsi amare? Come sperimentare il suo amore?
Non possiamo essere superficiali, non esistono ricette! Di certo però, non credo sia un’esperienza che possiamo fare stando seduti comodamente in divano a ragionare su Dio.
Possiamo sperimentare il suo amore quando abbiamo le mani libere, quando non difendiamo più niente…
Spesso, almeno per me è stato così, ti lasci amare quando incontri la crisi, il dolore, quando le tue sicurezze vengono meno, quando la terra ti frana da sotto i piedi e il tuo cuore grida a Cristo.
Quando ti abbandoni, smetti di agitarti per stare a galla e abbracci la tua croce ovvero quella situazione difficile che hai davanti e dalla quale ti stavi difendendo. Quando accetti di entrare in quella morte insieme a Lui e dopo un tempo di passione, scopri che in quella morte Lui ti ha portato alla vita.
È un’esperienza che si comprende a posteriori: eri morto e ti ritrovi vivo. È un’esperienza pasquale.
È così, credo, che ci è dato di scoprire il Suo volto e di commuoverci perché incondizionatamente amati.
È dopo questo tipo esperienza che possiamo iniziare a scorgere nella Parola di Dio, il volto e lo sguardo amorevole di colui che ci ha tirato fuori dalla morte e vuole donarci vita.
È dopo questo incontro che la nostra vita sacramentale e di preghiera, può cessare di essere perfezionismo e diventare relazione.
È dopo aver sperimentato il suo amore che salva e non ci molla che possiamo capire un po’ meglio cosa significa “lasciarsi amare”.