Da un po’ di tempo a questa parte i social sono invasi dalle espressioni body positivity e body positive, a suon di post a cura delle star e dei vip più famosi. Funziona così: donne più o meno popolari, che normalmente non disdegnano filtri e ritocchini, mettono in luce un loro difetto, o presunto tale, per normalizzare l’imperfezione dei corpi e promuovere l’accettazione del proprio corpo da parte dei followers. Da Arisa in costume che mostra i suoi rotolini (certo quel costume non aiuta cara), a Chiara Ferragni che, in mancanza d’altro, sbandiera un’impercettibile traccia di cellulite sulla coscia.
Questo vero e proprio movimento, nato una decina di anni fa soprattutto per sdoganare una bellezza oversize, ma poi allargatosi ad ogni tipo di caratteristica corporea, ha un nobile intento, ovvero “sfidare i canoni e i pregiudizi della società sui corpi, considerandoli tutti ugualmente belli/utili/degni nella loro diversità”.
Iniziativa lodevole, soprattutto nell’era dei social, dove le immagini hanno un ruolo così imponente da incidere in maniera drammatica sulle ragazzine in fase di crescita, che si confrontano con una frequenza esponenzialmente più alta rispetto a 10 anni fa, con immagini di corpi standard, a costo di un impatto fortissimo in termini di inadeguatezza, autostima e immagine di sé.
Come ogni realtà umana però, tale movimento non è esente da contraddizioni e lati oscuri.
Innanzitutto, nel clima culturale in cui viviamo, riguardo al corpo c’è un evidente “cortocircuito politically correct”, che emerge appena tocchiamo la sfera sessuale: curioso che si incoraggino i giovani ad accettare il proprio corpo per ciò che riguarda difettucci estetici ma, parallelamente, si dica loro che, se non si sentono a loro agio nel loro corpo maschile o femminile, è giusto e doveroso cambiare genere.
Perché il corpo va accettato per ciò che riguarda acne, smagliature e kg di troppo, ma non per ciò che concerne il proprio sesso?
Un altro lato oscuro riguarda la salute: se io peso 170 kg ma mi piaccio, che problema c’è? C’è in realtà il problema della salute, ovvero del rischio di sviluppare problemi cardiovascolari, metabolici, articolari, respiratori, e tanto altro che sappiamo. Per cui promuovere questo atteggiamento tout court rischia di sdoganare stili di vita contrari alla salute.
E allora, dato che ogni ragionamento solo umano ad un certo punto arriva ad un vicolo cieco, pare che ultimamente si stia passando alla Body Neutrality, un nuovo approccio che si commenta da solo: qui “l’estetica del corpo viene messa da parte in favore di una visione diversa in cui la fisicità non è poi così importante”. L’aspetto del corpo viene svuotato di ogni rilevanza perché “ciò che conta è la funzionalità del corpo e la sua capacità di sostenerci o portarci in luoghi meravigliosi”.
Che dire di fronte a tutto ciò? Mi è inevitabile riconoscere come la teologia del corpo sia molto oltre queste mode, sia una prospettiva in grado di illuminare il tema del corpo in maniera profonda, chiara, pulita, inequivocabile e soprattutto senza arrabattarsi in contraddizioni senza via di uscita.
Come pormi di fronte al mio corpo? Come considerarlo? A cosa serve? L’aspetto estetico conta o non conta? Fino a che punto accettarmi come sono e fino a che punto tentare di cambiare qualcosa?
Di fronte a queste e ad altre domande cruciali, fondamentali, belle, la teologia del corpo risponde con una grande semplicità e chiarezza: il tuo corpo è un dono.
Detto in altre parole: il tuo corpo ha origine in un Altro (l’ombelico ce lo ricorda costantemente) e ha come fine un Altro.
È estremamente semplice ma occorre spendere qualche parola in più.
Il tuo corpo ha origine da un Altro: sì, tu sei stato pensato, tu sei stata pensata, da Dio così come sei, corpo e spirito. Tu sei stato/a chiamato/a all’esistenza come persona, ovvero in quell’unità inseparabile di corpo e anima che ti definisce come essere unico e irripetibile. E il tuo corpo ha ugual peso rispetto alla tua anima, se pensi che sia meno importante sei fuori strada. Questo perché è attraverso il tuo corpo che vivi, che agisci nel mondo, che sei riconoscibile dagli altri: è attraverso il tuo corpo insomma che si manifesta la tua persona. Quindi il corpo è importante perché tu sei importante! Questo è un punto cruciale: l’accettazione del proprio corpo non è mai legata solo al corpo, ma riguarda sempre qualcosa di più profondo che attiene l’accettazione della propria persona.
Ma c’è di più. Dio ti ha creato come maschio o come femmina. Ti ha donato un modo particolare di esprimere la tua persona. È allo stesso tempo un dono e una missione. È un dono in potenza, è una missione che sta a te sviluppare, far crescere e maturare. Che ne stai facendo della tua mascolinità? Ti sei fatta carico della tua femminilità? Attenzione, questo discorso non ha nulla a che fare con gli stereotipi di genere, ma solo con il fatto che nella mascolinità c’è un modo particolare di amare e nella femminilità un altro. E ha anche a che fare con il fatto che la tua vocazione prende, letteralmente, corpo da questa dimensione profondissima della tua identità, perché è quella parte di te che ti attira fuori, che ti chiama ad incontrare il differente da te, è quella parte che ti muove verso l’Amore.
E allora, abbraccia fino in fondo la tua mascolinità, la tua femminilità, per fare della tua persona un dono bello per qualcuno.
E qui arriviamo al punto successivo. Qual è il senso del mio corpo (e quindi della mia persona)? Essere un dono per qualcuno. Da questa prospettiva allora non ci sono scuse: abbi cura di te. Dai valore a quello che sei, dai valore al tuo corpo che esprime la tua persona nella certezza di essere un dono unico e insostituibile.
Da qui la risposta a tante domande. Esempio banale e banalizzato: dovrei dimagrire qualche kg? Dipende! Tu come ti senti? Senti di darti valore? Ti piaci? Ma soprattutto qui il fine è anche l’Altro: se sono un dono per mio marito, (attuale o ancora da incontrare) sono un dono bello per lui? O mi sto trascurando?
Questo cambia completamente la prospettiva perché tante volte dietro al “mi piaccio così come sono” e “devo piacere così come sono” si nascondono inconsapevoli alibi per non darci valore, per non prenderci la responsabilità della nostra bellezza.
E allora, tentando una conclusione: il tuo corpo sei tu. Amato così come sei, chiamato a essere un dono per qualcuno, attraverso la tua mascolinità o femminilità. Senza questa prospettiva non c’è body positivity che tenga senza cadere in contraddizioni e incoerenze. Senza questa prospettiva il body positive è solo un’ennesima risposta parziale a domande molto profonde che riguardano sì il corpo, ma in quanto dimensione imprescindibile della nostra identità ed esistenza.
Se desideri andare più a fondo nel mistero del tuo corpo, ti consigliamo di leggere il libro che abbiamo scritto: IL CIELO NEL TUO CORPO.